La differente regolamentazione dei due tipi di fondo ha dei riflessi importanti concernenti le peculiarità operative degli Hedge Fund. La conseguenza di ciò è che nelle fasi di mercato più negative, i gestori di questa tipologia di fondi possono, attraverso la vendita allo scoperto dell’indice di mercato, scommettere sul ribasso e conseguire guadagni anche notevoli nel caso in cui il mercato confermasse la previsione ribassista. Con un fondo tradizionale, invece, tutto quello che il gestore può fare, nel caso sia long in un dato asset, è ridurre l’esposizione nell’ asset, per cercare di attutire il colpo e di limitare le perdite, ricorrendo magari a titoli a volatilità inferiore rispetto al mercato, ma non potrà in nessun caso trasformare la propria visione sul futuro andamento del mercato in un capital gain per l’investitore, grazie all’impossibilità dello short selling. Tutto ciò si traduce quindi in maggiori rigidità operative dei fondi tradizionali di investimento rispetto a quelli di tipo hedge.
L’ampio ricorso al mercato dei derivati
Oltre a ciò, i gestori di Hedge Fund si avvalgono di altri strumenti e tecniche sofisticate per raggiungere i propri obiettivi di rendimento, tra queste spicca il largo uso di derivati, soprattutto futures ed opzioni, che si prestano ad essere adattati a qualsiasi circostanza e ad essere combinati in complesse strutture per migliorare il rendimento o mitigare i rischi di mercato ed il cui uso è proibito o limitato per i fondi tradizionali.
Alcune limitazioni rispetto ai fondi di investimento classici
A fronte di questi vantaggi operativi, sussistono comunque una serie di limitazioni, come ad esempio quella riguardante la liquidità, in entrata e in uscita. Al contrario dei fondi classici, questa tipologia di investimento prevede dei minimi di sottoscrizione consistenti e il più delle volte questo genere di fondo è nella forma chiusa, accettando quindi un numero massimo di sottoscrizioni e di flussi in entrata o limitandosi a ricevere i flussi che provengono da clienti già acquisiti.
Ma i vincoli che più si fanno notare, soprattutto nelle fasi più difficili di mercato, sono quelli in fase di uscita. Se gli investimenti possono essere fatti ogni mese, i riscatti invece possono essere richiesti con una cadenza variabile che può essere mensile o trimestrale e osservando determinati giorni di preavviso, sempre che non esistano delle clausole di lock-up o delle penalità in caso di disinvestimento anticipato.
Il regime retributivo degli Hedge Funds
Anche la struttura commissionale pagata a questi operatori si contraddistingue nettamente rispetto a quella dei mutual funds. Questi ultimi, generalmente, richiedono una remunerazione che è proporzionale alla dimensione dell’attivo gestito. I gestori di fondi Hedge, invece, sono remunerati attraverso una commissione di gestione fissa, dell’ordine del 1-2% degli asset su base annuale, alla quale va ad aggiungersi un’ulteriore commissione dovuta per la performance (detta anche performance fee) pari al 15-20% della performance ottenuta sui titoli gestiti su base annua o trimestrale.
La performance fee dovrebbe allineare gli interessi del gestore con quelli propri del sottoscrittore meglio di quanto faccia in realtà una commissione fissa che viene pagata anche quando la performance della gestione è cattiva. La commissione sulla performance scatta se nell’arco di un determinato periodo di tempo l’aumento del valore del fondo supera una percentuale prefissata o un certo benchmark di riferimento.